Il cancro spiegato facile, facile
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La lettura di questo testo richiede una minima ma necessaria elasticità mentale
Paragoniamo la cellula sana ad una grande azienda.
Se questa grande azienda avesse delle difficoltà economico-finanziarie uno dei primi provvedimenti che un’azienda in difficoltà attua è il licenziamento di tutto o buona parte del suo personale.
Se io e i lettori che in questo momento mi leggono, ci immaginassimo tra gli operai licenziati, da questo momento in poi dovremmo pensare a come riorganizzare la nostra vita futura.
Una buona idea potrebbe essere quella di metterci insieme a gruppetti ed aprire tante nuove piccole attività. (bar, pizzerie, pub, piccole attività artigianali, piccole cooperative ecc …)
A questo punto poniamoci due domande:
- Queste nuove attività procurano fastidio alla comunità?
- Queste nuove attività sono la causa che ha fatto chiudere l’azienda madre che ci ha licenziato?
La risposta alla prima domanda è NO.
Potremmo al contrario essere molto accettati e ricevere buoni apprezzamenti come per esempio: “…hai visto quei bravi ragazzi come si sono rimboccati le maniche …?”
La risposta alla seconda domanda è un altro NO.
Non siamo noi la causa delle difficoltà e della chiusura della grande azienda, al contrario, l’apertura delle nostre seconde attività sono la conseguenza di quel licenziamento.
In sintesi:
NON SIAMO NOI LA CAUSA DEL PROBLEMA, SE MAI SIAMO LA CONSEGUENZA.
Eppure potremmo diventare molto pericolosi per la comunità.
Vediamo come.
Se la nostra seconda attività non decollasse, se la crisi fosse talmente forte da costringerci a chiudere anche questa, le conseguenze potrebbero essere drammatiche.
Disperati e senza nessuna forma di sussistenza molti di noi, per poter vivere, potrebbero scivolare verso attività illegali e delinquenziali.
Qualcuno per esempio potrebbe cominciare a delinquere, rubando.
Se le nostre vittime fossero altre aziende, per loro conto già sofferenti a causa della forte crisi in atto, rubando in magazzino, rovinando gli uffici o il campionario, ad alcune potremmo dare il colpo di grazia costringendole al tracollo definitivo ed alla chiusura.
Anche in questo caso gli operai cominceranno ad essere licenziati e come noi sopra, una volta disoccupati, cercheranno di aprire una seconda attività per poter sopravvivere.
Potremmo aspettarci che a causa della forte crisi persistente non decolli nemmeno il loro tentativo e da lì a poco tempo ce li ritroveremo a svolgere attività poco lecite ed ingrossare il numero dei delinquenti già presenti.
In un periodo di grossa crisi è intuitivo il giro vizioso che si crea.
Più delinquenti in giro, più aziende aggredite e derubate.
Più aziende colpite, più fallimenti, più licenziamenti, più tentativi di riorganizzarsi in nuove piccole attività che non decolleranno e come ultimo risultato ancor più potenziali delinquenti in giro.
Spostiamo tutto il ragionamento in campo biologico.
La cellula che soffre (azienda in fallimento) produce delle piccole vescicole. (operai licenziati).
Queste vescicole si riorganizzano e producono la cellula cancerosa. (operai che si riorganizzano in una seconda attività).
La cellula cancerosa NON è quindi la causa del cancro ma la conseguenza.
L’apertura della seconda attività da parte degli operai licenziati e disoccupati NON è la causa che ha fatto chiudere la grande azienda.
La riorganizzazione degli operi licenziati in attività secondarie è piuttosto la conseguenza del loro licenziamento.
Immaginate un gruppo di disoccupati che dopo aver aperto una seconda attività, si vedono suonare alla porta le autorità con l’accusa di essere loro, con la nuova attività, la causa del fallimento dell’azienda madre da cui sono stati licenziati.
Diremmo che le autorità sono impazzite.
Il pensiero va immediatamente a tutte le terapie che uccidono la cellula cancerosa considerata come causa del cancro e unico bersaglio da colpire.
Ma il problema cancro non risiede nella cellula cancerosa in se stessa.
La cellula cancerosa è ben tollerata dall’organismo, è risaputo infatti che moltissimi malati convivono per anni con essa senza sapere di essere malati.
Eppure le cellule cancerose sono presenti, a volte c’è già anche la massa tumorale.
Cosa fa allora la differenza tra l’apparente salute ed avere invece una malattia terribile.
Ad un certo punto, alla fine del loro ciclo vitale, le cellule cancerose muoiono (es: necrosi all’interno della massa tumorale), ovvero la nostra seconda attività magari a causa della crisi economica non decolla e chiude. (disperazione totale e per poter campare, propensione a comportamenti delinquenziali)
Le cellule cancerose morte e in putrefazione all’interno dell’organismo producono i bacilli T (i nostri delinquenti).
Essi attaccano le cellule “sane” innescando la reazione vescicolare. (i delinquenti attaccano le aziende ancora sane ma sofferenti costringendole alla chiusura e ai licenziamenti).
Si chiude il cerchio.
Dalla nuova reazione vescicolare (licenziamenti) si riorganizzano altre cellule cancerose (nuove attività) che alla loro morte e necrosi (chiusura anche della seconda attività) formano altri bacilli T (altri delinquenti e disperati).
I bacilli T prodotti si sommano a quelli già esistenti e in massa aggrediscono altre cellule sane costringendole ad una nuova produzione di vescicole.
Le vescicole producono altre cellule cancerose e così via fino alla morte del paziente in un crescendo di putrefazione totale dei tessuti e conseguente morte.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Se in un periodo di forte crisi, le banche potessero dare finanziamenti facili e senza oneri alle aziende in difficoltà, tutto questo non accadrebbe.
Un’azienda in difficoltà potrebbe ricevere i finanziamenti necessari, in tal modo potrebbe superare i propri problemi e quindi per esempio, NON licenziare.
Ci sarebbero meno disoccupati e meno potenziali aperture di nuove piccole attività destinate al fallimento o addirittura un forte riassorbimento di costoro.
Un’azienda in ripresa, potrebbe “ripulire” la comunità dai disoccupati-delinquenti offrendo loro un normale ed onesto lavoro.
In campo biologico la “ricarica” dell’organismo riattiva tutti i processi vitali con il conseguente riassorbimento graduale della malattia.
Secondo Reich ciò è possibile con un uso attento e consapevole dell’accumulatore orgonico per il quale auspichiamo un interessamento positivo delle istituzioni.
Segue: Introduzione